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La strage dei nonni al tempo della pandemia

 

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, già da febbraio ad aprile 2020, in un campione di strutture residenziali

e sociosanitarie in Italia, erano oltre seimila i decessi di anziani fragili di cui il 40% avvenuti per infezione da Covid-19.

I nostri anziani! Avevano creduto di poter serenamente vivere questi ultimi anni dedicandosi alle piccole gioie di tutti i giorni, alle cose semplici, e soprattutto al piacere di stare in famiglia, con il proprio compagno di vita, con i figli, i nipoti e invece in questo periodo drammatico, in cui tutti noi siamo entrati in un incubo, quello della pandemia appunto, si trovano a dover amaramente constatare che, nonostante l’apparente agio di oggi, anche i loro figli e nipoti hanno ancora bisogno di loro, soprattutto per essere sostenuti economicamente perché in difficoltà lavorativa per la ormai consolidata crisi economica.

Crisi aggravatasi ulteriormente oggi, con la perdita di posti di lavoro dovuti alla chiusura forzata di tante attività commerciali per il contrasto alla pandemia. Ma i nostri anziani, rispetto a quello che avevano passato da bambini e ragazzi, il colpo di coda della Seconda guerra mondiale, il difficile dopoguerra di ricostruzione, con tanta fame e bisogno estremo di reinventarsi, ricostruirsi, ora, ad un’età ormai sostenuta, avevano la speranza che i loro affetti più cari, a cui è stato affidato il futuro, potevano ancora farcela a risalire la china e farsi portatori di un futuro di speranza.

Ma, come se non bastasse, si è aggiunta una sciagura veramente inattesa e terribile: dover fare i conti con un altro nemico! Ma questa volta non è il soldato con il fucile in mano, né la bomba che cade sulla casa, è un nemico invisibile e quindi, proprio per questo, difficile da stanare, il Covid-19, sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2, particolare ceppo di coronavirus) che predilige gli anziani particolarmente fragili, i nostri nonni, che in un terribile effetto domino, cadono uno dopo l’altro, lasciandoci così un vuoto incolmabile. Ci accorgiamo allora, tutto d’un tratto, che loro sono i custodi della nostra memoria e che con la loro esperienza e la loro testimonianza, possono aiutarci a creare un futuro con solide fondamenta. Del resto è questo di cui abbiamo più bisogno ora: una società proiettata alla ricostruzione di una realtà che si sta sgretolando, giorno dopo giorno, dinanzi ai nostri occhi e che va rinvigorita anche da una maggiore conoscenza e consapevolezza della nostra storia.

Del resto Cesare Pavese, famoso poeta e scrittore del XX Secolo, amava dire che “c’è qualcosa di più triste che invecchiare ed è rimanere bambini“.

Particolarmente significative, in questo tempo, sono le parole di speranza pronunciate da Papa Francesco in un’intervista, già ad aprile dello scorso anno, in piena prima ondata della pandemia: “E ciò nonostante gli anziani continuano a essere le radici. E devono parlare con i giovani. Questa tensione tra vecchi e giovani deve sempre risolversi nell’incontro. Perché il giovane è germoglio, fogliame, ma ha bisogno della radice; altrimenti non può dare frutto. L’anziano è come la radice. Agli anziani di oggi voglio dire: so che sentite la morte vicina e avete paura, ma volgete lo sguardo dall’altra parte, ricordate i nipoti e non smettete di sognare. E’ questo che Dio vi chiede: di sognare (Gioele 3,1)”.

12.02.2021

                                      di Patrizia Audino

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Il chi è?

Patrizia Audino, è laureata in Psicologia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Docente di Filosofia e Scienze Umane negli Istituti Superiori, è autrice di numerosi articoli a carattere scientifico-divulgativo attinenti alla Psicologia, alla Pedagogia ed in particolare alla Psicogerontologia. Si è perfezionata post – lauream in “Psicologia della pubblicità, della moda e del design” presso “La Sapienza” di Roma e in Psicodiagnostica presso l’Università del “Sacro Cuore” (Policlinico Gemelli”) di Roma. Inoltre si è perfezionata per l’insegnamento della Filosofia e per la Didattica Interculturale. Ha svolto, per vari anni, attività di psicologa volontaria presso i Centri di Ascolto per anziani nell’ambito del “Progetto Nestore” organizzato dalla Cattedra di Geriatria e Gerontologia della “Sapienza” di Roma, portando avanti un suo programma specifico ed originale. Ha pubblicato nel 2018 il saggio “Il passato che verrà – il fascino d’invecchiare” per la Universitalia, nel 2019 il saggio “Tra razionalismo e irrazionalismo – il pensiero di Bruno Fabi” per la Armando Editrice di Roma e nel 2020 il saggio “Nemi – rappresentazioni di un passato mai sopito e sempre nuovo” per la casa editrice Luoghi Interiori.

 

 

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